Lo schizzetto

Domanda a tutti i miei fedeli e bellissimi lettori: qual’è la cosa di cui un italiano sente di più la mancanza quando vive in USA?

• Non è la mamma… deve essere stato un uomo a dirlo!
• Non è il caffè espresso… anche se è tra i primi della lista!
• Non sono i pasticcini freschi… anche se molto validi!
• Non è la chiacchierata al bar… wow che fantasia, non c’avevo pensato!

Appena rivelerò cos’è tutti alzerete lo sguardo pensoso al cielo ragionando se sia vero e… miracolosamente avrete la sensazione che sì, vi manca tantissimo e sì, anche per voi è stata la rinuncia più grande!

Come dico spesso: bando alle ciance, la cosa di cui un italiano sente maggiormente la mancaza in USA è: il bidet!!!

OK, avete reagito tutto come ho scritto?
Avete finito di realizzare quanto sia importante/indispensabile?

Scommetto che adesso stiate anche pensando a come possa essermi venuto in mente, semplice: HO TROVATO LA SOLUZIONE!

Da circa una settimana sono tornata ad essere una donna sorridente, una donna che non ha più il cruccio ed i pensieri come colei alla quale manca qualche cosa.
Qualche cosa di definitamente utile e semplicemente funzionale che rende la vita facile e… veloce!

Questa è la realtà al di qua dell’oceano: NO BIDET e nemmeno la possibilità di installazione, le “soluzioni” a portata di mano sono le seguenti:

• salviettine igieniche, di tutti i tipi, colori, profumi, dimensioni, molto pratiche ma poco “salutari”… BOCCIATE
• in vasca, già qui una risata, immaginate di spogliarvi dalla vita in giù, calzini compresi. Oppure essere creativi e con equilibrismi e trapezismi vari sperare che l’Occhio del Grande Fratello non arrivi davvero ovunque, ahahah!
• in doccia. Penserete: beh, stesse operazioni della vasca ma, cosa rispondereste se vi dicessi che il doccino non è amovibile?!?

Dopo tutto ‘sto spiegone scommetto che agli italiani in Italia la nostra situazione possa sembrare pietosa, ma ricordate che questa è la terra dei pionieri e delle opportunità, come quella che ho trovato io!

Facendo un giretto su Amazon.com, non chiedetemi come, ma mi è apparsa la soluzione.
Lì per lì non ho subito realizzato quanto potesse essere funzionale, tant’è che ho continuato a scorrere la pagina, ma dopo poco… Boom… sono tornata sull’articolo: Luxe bidet!

Yeah, l’ideatore: un probabile genio alla Da Vinci!
Cos’ha ideato?
Una sorta di bidet applicabile alla seduta del water con una pulsantiera laterale che regola la pressione di un delicato getto d’acqua.

In poche parole lo schizzetto!!!

So che ce ne sono versioni molto tecnologiche con tanto di joystick per il direzionamento del getto, ma lascio tali “diavolerie” ai posteri!

Sadda sopravvive! 😉

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Deviazioni inaccettabili

Non preoccupatevi, non c’è niente di correlato a… sfumature di grigio 😉

Sì cari miei, sono scossa, fortemente, credevo di aver superato il trauma di quest’estate, ma no…. l’incubo è tornato più forte che mai.

Mio figlio Gabriele, 3 anni, con quello che ha fatto stasera lo ha fatto riemergere dal subconscio.

Come si può accettare una deviazione così inumana… come???

Metti che la vita ti riserva di, che so, cambiare continente, ti armi del tuo bagaglio personale di cultura, degli usi e costumi del tuo paese e sei pronta a mettere tutto in discussione, proprio perché, in quello che diventerà il tuo nuovo paese, sai già che le cose potrebbero essere diverse.

Parti anche consapevole che determinate cose si fanno in un modo e solo in quello.

Tu nasci, cresci e ti viene insegnato per esempio ad andare in bicicletta e per te è così che funziona il mondo, è così che si va in bicicletta, del resto quale altro modo potrebbe e esserci?!

Però qui nasce una domanda: cosa succede se, anche predisposta al cambiamento, diventi testimone di qualcosa di umanamente inaccettabile?

Lo so che vi starete chiedendo se la situazione nella quale io e la mia famiglia ci siamo trovati sia stata pericolosa, se abbia avuto un epilogo triste o semplicemente è meglio che non continuiate a leggere… ma state tranquilli e siate coraggiosi, proseguite nella lettura 🙂

Prima mi corre l’obbligo di raccontare una vicenda accaduta quest’estate che ci avrebbe dovuto far capire a cosa saremmo potuti andare incontro.

Siamo seduti al ristorante tutti tirati a lucido e l’attenzione casca sul tavolo accanto al nostro, è vuoto, ma lo rimane per poco perché vi arriva un bel ragazzo che con il suo passaggio lascerà una scia di delizioso dopobarba.

Ci chiediamo se aspetti qualcuno, se sarà una serata a lume di candela, se è sposato e che tipo di macchina abbia!

I pensieri corrono mentre il cameriere gli porge il piatto davanti che contiene… una pizza!!!

Lo so, lo so, v’è caduta la bocca anche a voi, chi mai avrebbe pensato che in un ristorante sciccoso sarebbe arrivata una pizza?!

Sono concentrata ed attenta, cos’aspetta il ragazzo, cosa deve accadere, cosa è che mi stupirà… MA COSA DIAVOLO STA FACENDO???

Ma che davero davero (leggere in romanaccio)???

Mi sento mancare, vedo gli uccellini tutt’intorno, ho un senso di nausea, non può essere vero, non credo ai miei occhi…

Adesso devo tornare alla serata in questione dove mio figlio ha riportato l’antefatto appena narrato alla mia memoria.

Siamo seduti tutti e quattro in pizzeria, felici di mangiarci una pizza.

Le pizze arrivano fumanti e deliziose, anche la vista vuole la sua parte, l’acquolina scende dal lato della bocca e comincio ad azionare le mascelle (che sono già molto ben allenate) come se avessi il boccone già tra le fauci.

Il cameriere porge il piatto ai bimbi e poi a noi, mi preparo a tagliare la baby-pizza all’ometto di casa e dalla sua innocente bocca, con la sua vocina angelica esce la seguente frase:

“I want ketchup on my pizza, mamma please!”

… di nuovo… come quel ragazzo quest’estate, l’avevo rimosso ma mi sento mancare, vedo gli uccellini tutt’intorno, ho un senso di nausea, non può essere vero, non credo alle mie orecchie…

Vota NO al ketchup in pizzeria!

Still alive!

Still alive!

[cit. dal film d’animazione più divertente dell’ultimo periodo: The Croods]

La suocera esce dalla caverna urlando “…still aliiiive” ed il genero-mastodontico-cavernicolo cambia subito espressione e postura  e passa da pura speranza a pura delusione 🙂

Non è che per tutti questi mesi mi sia data alla tv, a guardarla, mi sono presa una pausa, ho tante novità avventurose da raccontarvi… pronti?

VIA!

I’m back

EvAngela

Nun c’è gniente che nun poi fa!

Questa che leggerete non è una storia di pura invenzione, si riferisce a fatti e persone realmente esistenti e inverosimilmente è di una comicità ai limiti dell’incredibile.

Aho, mo stateve tranquilli, rilassatevi in poltrona, sul divano, al letto, sulla tazza del cesso, insomma mettetevi comodi e lasciate che la vostra mente (che la possino!) si lasci trasportare dove la porta il mio racconto, non intervenite con le vostre pensate o i vostri finali anticipati, la scrittrice, anzi la comica, sono io e quindi… decido io!

Ecco lo scenario: montagna, tanta neve, settimana di break scolastico e via: week a sciare!
Ma come è bella l’avventura senza paura, ma ci sono solo tre metri di neve, Freezer (il mio Dio della neve) la manda come se piovesse, il tergi (tergicristallo in milanese) si sta a fà ‘na sudata a levà tutti sti fiocchi, gli occhi sono così strizzati per vedere che sembrano due asole (avete presente gli occhi di Bud Spencer?!?! UGUALI!!!).

Ma imperterriti si va avanti e tra l’altro tante neve è buon segno: ci sarà della buona e soffice e fresca neve sulle piste, mica quegli sputacchi di neve sparata in mezzo ai prati dove ammuzza (termine sezzese incredibilmente calzante nel contesto e difficilmente traducibile in italiano) lo sci.

Il posto sembra un paradiso, la natura quando ci si mette ci sa proprio fare (quello che dico sempre della mamma di Luca Argentero!) tutto sembra perfetto, scelto con un’accuratezza ed una minuziosità degna dei migliori artisti eppur è tutto reale ed è davanti agli occhi, beh, non proprio davanti, direi più in basso agli occhi, perchè dalla punta di questa montagna tutto è mooolto in basso!

Mo non fate come al vostro solito che vi mettete a ridere sotto i baffi pensando: ma che sta a combinà? Ndo sta? Che sta a fà? UN FIORINO.

Vestita, anzi bardata dalla testa ai piedi, occhialoni da cicala, tutina attillata (che spettacolo!) sci che vanno da soli e la mente che dice “Ecco, pe na vorta che t’ho dato retta, che nun ho deciso io, che me so fatta convince, che ti credevo un asso dello sci”
Ma mo chi ci arriva laggiù?
Tutto è così piccolo, così lontano, so’ così sola, c’ho pure paura, ma, come bisogna dirsi sempre: quando er gioco se fa duro… er gioco se fa duro!

Concentrazione, culo a monte petto a valle, regole fondamentali dello sciatore… oppure era culo a valle e petto a monte?!?

Namo bene, manco le regole base!!!

Bisogna cominciare piano a spazzaneve, certo che ci vorranno certi muscoli fino a valle se faccio tutto cosi, ed allora basta metterli paralleli e ‘sti due cominciano a corre come due velocisti; ammazza ma così veloce nun va bene chi me ferma?
Allora basta controllarli un pochino, riparto un po’ a spazzaneve e un po’ paralleli, pare che va, pare che sti 10 metri l’ho fatti, mo ce stanno gli altri 6 km!!!

E’ tutto buio, fa freddo, ma che è successo?

Apro gli occhi e m’accorgo che da che tutto andava bene adesso ero sdraiata nella neve… ohh siii, ho fatto una derapata e lo sci non ha retto sulla neve fresca!

Mamma mia che volo, speriamo che non mi hanno ripresa, che nessuno sta a ride, ma basta guardarsi attorno per rendersi conto che sono sola, di bene in meglio, mi toccherà fare il MacGyver della situazione, creare una lettiga con l’elastico delle mutande ed il reggiseno, fare un ponte radio con l’otturazione dei denti e dirottare l’elisoccorso con una radio improvvisata utilizzando come antenna l’unghia del pollicione sinistro!!!

Mentre progetto ‘ste due cosette, lo sguardo mi va su un minuscolo puntino nero, che diventa blu, che diventa verde che diventa giallo fluorescente ah sì è la divisa dei maestri di sci… sono salva, non dovrò scavarmi una grotta sotto la neve per passare la nottata in attesa di soccorsi!

Il maestro diventa sempre più nitido ed anche tutti gli altri 12 puntini dietro di lui, ma che ho beccato la discesa della comune dei maestri?
Sono così curiosa di capire chi siano che quasi dimentico il dolore alla gamba, ammazza che male!
Adesso sono concentrata sul dolore e quando rialzo lo sguardo il maestro è ancora un po’ lontano, ma comunque vicino abbastanza da poter leggere sul pettorale “Maestro per sciatori ciechi”!!!

This is America, folks!!!

Casa dolce casa… cinese!

Forse sarà deludente per tutti voi, ma questo sarà un capitolo serio, dove vi racconterò perchè non dovete mai affittare la casa da una cinese!

Ovviamente dopo queste vicissitudini ho un’opinione un po’… come dire… forte dei cinesi e soprattutto dei cinesi di Taiwan!

Dopo appena un anno in America l’unica cosa che proprio non chiedevamo e che non ci saremmo mai aspettati di dover affrontare sarebbe stato di dover cambiare casa, eravamo fortemente convinti di voler rimanere un altro anno almeno, di poter cominciare a rilassarci finalmente ed a iniziare a goderci questa casa che tanto ci era piaciuta all’inizio, ma che tanto abbiamo “temuto” nel corso dell’anno.

Per chi non fosse aggiornato ne abbiamo passate di tutti i colori, abbiamo iniziato dopo appena un mese, si è rotta la pompa sottoterra che pompa la fogna nel canale pubblico, siamo stati in albergo 2 notti!

Per tre giorni ci sono state squadre di idraulici con tutte le qualifiche, il più alto in carica è stato John, è arrivato ed è stato come Mosè con le acque del Mar Rosso, tutti i suoi colleghi si sono spostati per farlo passare!

Lui in pratica è il supertecnico dell’individuazione di tubi sottoterra. Deve identificare dove far scavare la squadra per le riparazioni, che sia dentro casa o subito fuori dalle mura (?). E’ tutto preso dal personaggio, ha un ragazzino che lo segue passo passo e lo anticipa il più possibile nelle richieste di attività. Figuratevi che si è presentato come tecnico del sottosuolo!

Comunque, dopo appena solo questi  $3,000, che ha dovuto pagare la cinese, pensavamo che tutto sarebbe filato liscio, ma ha iniziato a piovere senza tregua e tanta di quell’acqua è caduta che… si è allagato il piano di sotto!

L’acqua non riuscendo ad essere drenata dal terreno si è trovata un varco anche in casa e ce ne siamo accorti quando anche tutto il garage era bagnato!

Per cercare di capire la nostra preoccupazione dovreste sapere che qui le case sono completamente di legno, c’è solo una gettata di cemento sul terreno, no fondamenta, no intercapedine, e poi tutto assolutamente e rigorosamente legno.

Insomma per un italiano rendersi conto che la casa è zuppa d’acqua non è certo un bel dormire, ma qui capita spesso anche perché piove sempre!

Dopo aver contattato l’amica della proprietaria sono iniziate ad arrivare le squadre dei vari “tecnici”: quello addetto alla moquette, quello addetto allo scavo per la traccia del drenaggio, quello dell’assicurazione, insomma un via vai infinito, ma il bello è che la cinese, per ogni lavoro, chiede almeno 4 preventivi diversi e quindi appuntamenti su appuntamenti, spiegazioni e descrizioni, tempo speso dietro a gente di tutti i colori e razze a cercare di farsi capire e cercare di capire e sapete perché? Perché la cinese vive in Cina!!!

Comunque, dopo un mese di inutilizzo di tutto il piano di sotto, anche questi lavori sono finiti… esattamente il giorno prima del mio compleanno!

Anche in quest’occasione ci siamo detti: abbiamo superato anche questa, ma… dopo poco, di nuovo in ballo con i seguenti “problemini”: infiltrazione dal tetto con conseguente soffitto del bagno in camera da rifare, rifacimento di tutto il tetto per evitare altri danni, rottura del cemento in garage per nuova traccia e pompa di drenaggio acqua piovana, potatura ed abbattimento alberi in giardino, rifacimento soffitto garage e sottoscala, lavori di tamponatura per perdite acqua etc.

Vi posso assicurare che ho una gran conoscenza delle case americane, di tutti i tipi di professionisti ed anche una certa dimistichezza con vocaboli e preventivi.

Comunque, dopo tutto ’sto lavoro, la cinese c’ha dato il benservito e ci ha lasciato… senza casa!!!

Ogni commento pesante e volgare è ovviamente ben accetto!

Dopo lo sgomento, l’arrabbiatura, il razzismo e le parolacce, mi sono messa alla ricerca di una nuova casa con un’unica motivazione: niente più cinesi!

Le cose andavano bene, di case in questo periodo ce ne sono tante, vanno verificate bene, perché hanno tante pecche, ne abbiamo viste 4 in totale, ma almeno una ventina da fuori per considerare se il quartiere ed il vicinato poteva piacerci.

Finalmente il 20 maggio, proprio il giorno del compleanno di Gaia, ne abbiamo visitata una, che d’ora in avanti chiamerò Cherry House, ce ne siamo innamorati subito, è grande il giusto, ha un gran bel giardino, è molto più recente dell’altra, è in un ottimo quartiere, insomma ci ha convinti subito.

Vi posso assicurare che decidere se applicarci per chiederla in affitto è stata una decisione veramente combattuta e difficile, sapete perché?

Perché la proprietaria è CINESE di Taiwan… ma perché ci siamo dovuti trovare davanti ad una decisione così?

Perché non un semplice americano che affitta o un indiano o un russo, perché… perchè???

Comunque sulle quattro case visitate, tre erano di cinesi e la quarta di un italiano!!!

Ed ecco qui il fato, evidentemente il nostro destino è quello di scornarci con i cinesi!

Ma chi la dura la vince e quindi andremo a vivere in una bellissima casa… cinese!!!

Il posto più strano dove…

Qual è il posto più strano dove avete cantato l’ultima volta?

Che ve possino, avevate creduto fosse un altro tipo di domanda, vero???

Vabbè, io l’ultima cantata me la sono fatta con Raffa nell’idromassaggio!

Aho, ma insomma, parlo di cantare, di usare l’ugola, non quello che immaginate voi!

Vabbè, ecco com’è andata: la prima serata in palestra tutti e 4, i bimbi nell’asilo a giocare ed io e Raffa a faticare!

Dopo aver provato tre tipi diversi di macchinari per un totale di 13 minuti di sudata, abbiamo deciso che le nostre strade si sarebbero divise, lui sul tapis ed io a fare i tricipiti.

Non ci trovo proprio nulla da ridere, m’è presa la fissa che se dimagrisco e sottolineo se, non voglio che la “ciccia” delle braccia sia molle e flaccida!

Secondo voi 30 gr. persi sono un buon risultato? Io ne vado fiera!

Non ci potrete credere, ma ero sudata, ho anche fatto 3 serie da 20 di addominali!

Ho impiegato però 10 minuti a capire come usare il macchinario e non sono riuscita ad alzarmi da lì se non alla fine, in pratica ho fissato il soffitto per 10 minuti.

Siccome sono esercizi che ho fatto l’ultima volta nella mia vita precedente, quando ero reincarnata in Angelina Jolie, ho sofferto e delirato per lo sforzo. Conto ad alta voce mentre cerco di respirare e prego di arrivare viva alla fine dell’esercizio!

Capirete che dopo tutto ‘sto lavoro ci si debba dedicare del sano relax e quindi abbiamo indossato i costumi da bagno e siamo andati in piscina.

Come entriamo sentiamo subito una voce maschile che canta, ma non è la musica di sottofondo bensì un signore che canta nell’idromassaggio… dice spesso la parola “God” quindi saranno canzoni di chiesa e le sta cantando ad un altro signore immerso anche lui nell’idromassaggio che ha però dei lineamenti indiani.

Io opto per andare a fare una vasca in piscina, il tipo canterino mi mette un po’ di soggezione.
Arrivo a metà vasca e già annaspo in cerca d’aria, sono distrutta! Al ritorno dico a Raffa che sarei andata nell’idromassaggio e lui mi segue.

Come entro il “tenore” mi chiede subito se canto per Dio ed io gli dico di sì ma solo in italiano! E comunque non è consigliabile… capisce la battuta e si mette a ridere.

Ma poi succede la cosa più strada e meravigliosa, Raffa intona “Camminerò”!
Io non ci metto che un secondo ed inizio a cantare con lui e per loro.
Ci accompagnano con il battito delle mani e muovono ritmicamente la testa… che fumi sono esalati dall’idromassaggio?

Incredibile, siamo stati bravissimi, ci hanno anche applaudito!

Che cosa liberatoria ed umana.

Ecco a voi il posto più strano dove ho cantato, e voi? 🙂

…cammineròòòò… cammineròòòòò… sullaaaa tua stradaaaaa Signoooorrr… dammi la manoooo voglio restaare per seeempre insieme a teeeeeeee!!!

Voglio fare la modella!!!

Forma fisica.
Peso forma.
Esercizio motorio.
Corretta postura.

Non sto parlando di fantascienza ma di cose che possono essere raggiunte… non senza sforzo, non senza dedizione, non senza volontà… è così che mi ha insegnato un’amica: Rosalba.
Ti ricorderò invincibile, coperta di strati per il freddo ma con una forza di volontà ed una costanza ineguagliabile… buon viaggio!

Esatto sono partita così gasata per l’Ammmerica, posso farcela, posso DIMAGRIRE

Resoconto dopo un anno e mezzo dall’arrivo?

Nemmeno un grammo perso!

Certo che, pensare di dimagrire e ritrovare una buona forma fisica sia possibile solo perché ci si è iscritti in palestra, pagando un anno di iscrizione anticipata, è una pia illusione.
Vi assicuro che non funziona!
Bisognerebbe anche andarci in palestra oltre che pagarla!!!

Ovviamente iscriversi, ottenere il badge, avere l’accesso illimitato a qualsiasi attività motoria, non può essere sufficiente ad iniziare un nuovo capitolo “atletico” della propria vita: occorre la giusta mise!

Chi pensa che sia sufficiente un paio di scarpe da ginnastica ed una tuta è completamente fuori strada, non si può affrontare “un’ora alla settimana” di sudata senza un’ottima tuta che non si chiazzi di sudore, ma che lo assorba lasciando un buon profumo, un ottimo paio di scarpe ultra ammortizzate che abbraccino il piede senza “stressarlo” e possibilmente in tinta con il resto dell’equipaggiamento.

E’ indispensabile iniziare prima con lo shopping giusto!
Del resto è già una bella palestra, o no?!?!

Individuazione del giusto e super rifornito negozio sportivo, mappatura saldi sul territorio, pianificazione di almeno una mattinata di full immersion tra stand, ripiani e camerini prova, allocazione del budget… se tutto questo è stato fatto direi che si è pronti per iniziare… lo shopping ovviamente, in palestra si inizierà il mese prossimo!!!

Da esperta nel settore, posso dire che la ricerca richiederà molto più di una sola mattinata, che molto probabilmente riuscire a trovare tutto il materiale necessario utilizzando ore di pianificazione e attuazione, ma non ho dubbi che, piene di risorse come siete, avrete il successo dell’intera operazione, non come è capitato a me!!!

Iniziamo dal negozio che ho scelto: circa 10.000 mq di solo sport, moltiplicato per 4 tipi diversi di negozio, insomma la palestra l’ho già iniziata solo percorrendo in lungo e largo tutti i mq dei negozi.

Sono partita un po’ sprovveduta perché non avevo familiarità con le misure americane, mi sono regolata con quelle italiane… ma, tornata a casa con buste e bustine cosa ho realizzato???

Che qui in Ammmerica porto una taglia in meno (sono già magra, cosa mi serve la palestra, ho sprecato i soldi!!!), che i numeri delle scarpe sono completamente differenti (ci sono 7, 7 e mezzo, 8, 8 e mezzo, 9 etc.etc.), che confusione ragazzi, ho dovuto spendere più energie per convertire tutto dall’italiano all’americano… ed una mattina è andata!!!

Diciamo che ho trovato la tuta: carina, del colore che non “spara” con la mia carnagione olivastra, attillata nei punti giusti ma “clemente” in quelli pericolosi, con la giusta lunghezza di gamba (come avrei fatto a trovare una sarta!), la zip completa per la giacca e chicca: il cappuccio optional, non sai mai se serve o meno, meglio poter scegliere!

Adesso passo alle scarpe, basta sceglierle in base al proprio gusto, al prezzo ed indiscutibilmente al colore… sì, le ho viste, quelle lì vanno bene…
“Excuse me, could I have European number 38,5 for these shoes?”
“Sorry, but I ljsdfssdh skfnsdk dfhsdkl for European number!”
intuisco che non conosce il numero europeo, vabbè faccio da sola.

Raffaele ha detto che ‘sto nuovo telefonino che m’ha comprato funziona bene, si può usare per tutto, beh ce la posso fare.

Mi siedo e guardo il cellulare e… chiamo Raffaele…
“Ao, me serve da sapè come se fa a vedè che nummmero è il 38,5? Il tipo nun lo sa, come devo da fà?”
“E’ urgente? Sono in un meeting!”
ed io penso: urgente? No, urgentissimo, devo comprarmi un paio di scarpe per dimagrire!
Però rispondo
“Proprio urgente no, però chiama subbbito appena te stacchi, nun lavorà troppo che te se bruciano i neuroni ahaha”.
Riguardo il cellulare e mi dico: “chi la dura la vince”, “se insisti e resisti, raggiungi e conquisti” “tanto va la gatta al largo che si allontana”, “uomo avvisato, uomo avvisato”, “cielo a pecorelle me magno le salamelle” etc.

“Sorry if I disturb you, could I have 8 of this shoes, thanks” (scusi se disturbo, posso avere l’8 di questa scarpa?)
“Sure, I’ll be right back” (Certo, torno subito)
“Thanks, I’ll wait here” (Grazie, aspetterò qui)


“Sorry, we don’t have 8, are you interested in something else?” (mi dispiace, ma non abbiamo l’8, è interessata a qualcosa di diverso?)
“Ah, ok, can I have 8.5 please?” (Ah, ok, posso avere l’8.5?)
“Fine, I’ll be right back” (ok, torno subito)
“Thanks, I’ll wait here” (Grazie, aspetterò qui)


Ve la faccio corta: ho provato scarpe fino al 9.5 e non sono sicura di quale sia il mio numero, che faccio?
Vabbè ne compro una poi si vedrà, non prendetemi per scema, ma qui se non ti piace un prodotto che hai acquistato, hai 90 giorni di tempo per portarlo indietro, basta avere lo scontrino ed ovviamente non aver rovinato la merce.

Arrivo a casa, mi bardo per bene e mi guardo allo specchio e mi dico: che fica, mi pare di stare così bene che basta trovare i vestiti adatti e non ci sarebbe nemmeno bisogno della palestra, mi piaccio così come sono!

Però stavolta non demordo, devo ritrovare il mio peso forma… -10 kg… mi sembrano un po’ troppo peso e poca forma… ma s’ha da fa, mi siedo sul letto e squilla il telefono
“Ciao sono Raffaele, dimmi?!”
“Ao, ormai ho fatto, so ‘nata a ‘ntuito, a scarpa mà carzato come quella de Cenerentola, sto appposto, ce vedemmio. Nun lavorà troppo che te suda er cervello, ahahaha”.

Sono ancora seduta sul letto tutta vestita per la palestra, potrei anche andare in palestra, ma è come se mi mancasse qualche cosa, ma cosa???
Certo un’app. per misurare le calorie bruciate, il tempo di allenamento e anche i battiti del cuore!
Ok, si ricomincia: io e lui, sfida all’ultimo sangue, sono consentiti colpi bassi e spiegamento di parolacce, se necessarie!

E’ passata un’ora, non ho nemmeno pranzato (vedi come dimagrisco anche senza palestra!) ma adesso Caledos Runner monitorerà tutto la mia attività fisica… yes!


Caledos Runner ad oggi ha n. 7 attività monitorate, si avete letto bene: 7, non 70, 7!
Ao, che ve ridete, io mi sono impegnata, almeno ero perfettamente vestita!

Il mio abbonamento è scaduto, hanno anche smesso di chiamarmi per offrirmi altre promozioni, sapete perché? Gli ho detto che non posso camminare perché devo essere operata alla schiena!!!

Morale: spendete i vostri soldi come meglio vi pare, se pensate che anche solo spenderli sia attività fisica allora… siete già magre!

Driiin
“Ciao, sono Raffaele dimmi?”
“Ao, m’ha chiamato er cervello tuo, te manna a dì che sta’ a sudaaaaaaaaaa, ahahah. Ce vedemmio a casa piu’ tardi, ciao belllooooo!”

This is not your business!

Significa “non sono affari tuoi”.

Finalmente una bellissima giornata di sole e cielo azzurrissimo, è una domenica mattina e mi viene subito voglia di proporre alla famiglia di andare lungo il fiume a Woodenville in bici.
Tutti entusiasti!
Aggiungo anche che avrei preparato la focaccia per un picnic bordo fiume e lì le ovazioni sono arrivate alle stelle!!!

Diciamo che, tra la standing ovation e la preparazione di tutto l’armamentario, sono passate quasi 2 ore!
Ovviamente conoscendomi saprete che non lascio nulla al caso, che per una gitarella del genere sono in grado di riempire tre zaini di “attrezzature” oltre a quello del cibo.

Come si può andare in bici a cinque km da casa senza… il set da cucito? E se si scuce qualche cosa?
Non si può pensare di affrontare il “Tour di Woodenville” senza un cambio d’abito completo per tutti!

Come fare a meno del telo impermeabile per sedersi a terra, delle corde per fissare gli zaini alla bici, della pila d’emergenza, del set unghie, del defibrillatore… ehi buoni adesso sto scherzando, non ho portato il set da unghie!!!

Comunque, bardati come per andare sulla neve, siamo scesi in garage per montare il porta bici sulla macchina, è uno strumento comodissimo ma… da fisico nucleare, per fortuna che ho un marito ingegnere!

Quindi lui ha montato le bici, io i bambini e le “valigie” e siamo partiti, all’alba delle 11.15am, alla volta della passeggiata lungo fiume.

Inutile dire che c’è il pargheggio sufficiente per 100 macchine e che la stradina che costegia il fiume è divisa in corsie per le bici ed i pedoni per ogni senso di marcia.
Lungo il percorso (il fiume collega più paesi) ci sono i servizi igienici e le fontanelle con l’acqua potabile.

Raffa scarica la macchina ed io assegno gli zaini e distribuisco cappelli, paraorecchie, guanti e crema per il sole! Scherzo!!!

Comunque io che soffro di orecchie metto il cappello con il pelo alla moscovita, ma c’è un problema: il casco non mi entra!
Fa nulla, niente casco, però, sopra il cappello metto le orecchie di pelo perchè sennò l’aria mi entra e mi ammalo.

Metto i guanti, chiudo la felpa, chiudo il gilet e parto.
Dietro Gaia e poi Raffa.
Gabry è nel seggiolino dietro di me, non sembra essere molto convinto, a malapena riesce a vedere tra le fessure del cappello e la giacca!

Non pensate che sia esagerata, vabbè il sole, ma è febbraio e fa un freddo becco e l’aria taglia il viso e entra tra i vestiti e senti tanti piccoli spilli che pungono.

Ma come?!
Non lo pensano così gli americani?
Noooooo, mentre noi battevamo i denti e pedalavamo, loro erano a maniche corte e pantaloncini corti!
Esatto, bambini compresi.

Culture diverse! Poco importa, io ho freddo!

Pedaliamo spensierati, tenedoci sulla destra della pista ciclabile e sentiamo una voce che si avvicina e dice
“Watch your left” che significa “attento a sx”

Mentre mi sfila accanto non si trattiene e mi dice
“Your baby must wear a helmet” “il tuo bambino deve indossare il casco”
Se fossi stata in Italia avrei risposto
“fatte ’na padellata d’affari tuoi e vedi de n’te ’nfrocià a n’arbero”, ma mi sono limitata a dire
“It’s not your business”.
Ma io dico: stai a faticà, voi perde peso, voi rimanè giovane e campà cent’anni… e allora pedala a bocca chiusa!!!

Ore 2pm, tutti a casa, Gabry a letto ed io a svuotare le “valigie”!

… fast-food… drive-thru… oh Gesù aiutami tu!

Il primo fast-food da sola.

Vi direte: cosa potrà mai aver combinato?

Sinceramente nulla di tanto strano: se non che ero piegata letteralmente dalle risate e con la vescica che urlava “portami al bagno!!!”.

Tutti gli impiegati accalcati nella finestrina del drive-thru con gli occhi puntati su quella strana creatura.
Sì, hanno ragione, e definirmi strana ai loro occhi significa aver volato basso, non oso immaginare ai loro reali pensieri.

E’ certo che quando hanno iniziato il turno non hanno assolutamente pensato che alle 8pm di una normalissima domenica sera avrebbero assistito a cotanta “stranezza”.

Bando alle ciance adesso vi racconto i fatti.

Una domenica pomeriggio, durante le mie due orette d’aria (definisco così il tempo che mi permetto fuori casa senza figli) avevo deciso di andare a vedere un grosso negozio (Fred Meyer a Totem Lake), nella strada per arrivare ho notato un fast-food: Wendy (come il McDonald) e siccome c’era il drive-thru (come al Mc di Pantigliate) ho pensato che avrei vissuto la “serata” all’insegna della novità.

Come potrete immaginare l’America è piena di drive-thru (Starbucks, farmacie, lavanderie, ristoranti, banche etc.) mi giudico una capace di utilizzarlo anche se a volte trovo difficoltà con le ordinazioni!!!

Comunque, indirizzo la macchina nella corsia dedicata che fa il giro della costruzione e comincio a dare un’occhiata al menù, decido per un combo: hamburger con bacon+french-fries and a diet coke with no ice.

Registro bene in mente il numero del mio menù e faccio partire la macchina alla volta della colonnina per l’ordine vocale, tutta sicura di me ordino e ringrazio, tutto fila liscio, il tipo capisce bene e non ho bisogno di sporgermi dalla macchina ed alzare la voce per cercare di farmi capire!!!

Avvio di nuovo la macchina alla volta del secondo step che è quello del pagamento, prendo la carta di credito, la porgo al tipo della finestrella, me la restituisce, la prendo, l’appoggio sul sedile metto su automatico e faccio partire la macchina alla volta del terzo ed ultimo step che è il ritiro… lì per lì non realizzo che davanti a me non ci sono macchine in fila e che non ci sono più finestre dove fermarsi però penso subito che il ritiro è subito dietro l’angolo… ma, come giro… non c’è nulla… non ci sono più finestre… finito!!!

Ed è qui che mi sono messa a ridere come una pazza a pensare alla figura che avevo fatto, la prima Belli della storia che paga e scappa senza la merce!!!

Mentre mi facevo coraggio e avviavo la macchina di nuovo nella corsia del drive-thru ho seriamente pensato di andarmene e basta, forse era meno imbarazzante fuggire!

Ma poi, da brava italiana attaccata al denaro, ho detto “col piffero che me ne vado senza cena” e con la faccia color bordeaux mi sono diretta alla finestra ed è lì che ho visto almeno 4 visi e quindi 8 occhi tutti puntati su di me, tutti curiosi di vedere quale fosse quello strano essere.

Morale: se proprio volete scappare dopo aver pagato senza la refurtiva, almeno pagate cash non con la carta di credito!!!

… again…

Sono passati due mesi dal quel famoso primo appuntamento dall’hair stylist, ci siamo di nuovo, devo andare io e portare anche Gaia!

Questa volta devo essere sincera mi sento molto più tranquilla, l’ultimo taglio mi era piaciuto ed ha retto bene fino ad oggi, quindi non mi rimane che chiamare!

“Hello, my name is Angela, I would like to book an appointment with Gia, is that possible?”

“Dsfohgifuhsd dksjdf ofsdf sf Gia kdhfsdj hfsjfs sdfhg dihfdkg, sorry!”

Non mi sento bene, se non sbaglio ha detto che Gia non lavora più da loro, e che ne è dispiaciuto e mi chiede se sono interessata ad avere comunque un appuntamento.
Io non ho parole, vorrei dirgli che mi ha letteralmente rovinato la giornata, che non doveva lasciare andare via Gia, che doveva pagarla di più, che adesso ero in un vero guaio… ma non ho detto altro che
“..no thanks… I’m fine!”.

Solo dopo che interrompo la conversazione mi rendo conto di quello che mi aspetta: una nuova ricerca disperata, mi viene in mente un’idea… e se faccio una capatina in Italia?
Forse sarebbe più semplice!
La mia fantasia corre un po’ troppo e non bada troppo al portafogli!!!

Ho aspettato altre 2 settimane perché non avevo la forza di impegnarmi, mi dicevo “da dove comincio questa volta?”.
Ho scartato i parrucchieri in serie (quelli in franchising), ci avevo portato Gaia a mo’ di cavia, chiedendo di accorciarle la frangia e sapete com’è andata???
Le hanno fatto lo shampoo, le hanno tagliato la frangia e… le hanno tolto l’asciugamano e mi hanno detto
“Fatto!!!”
ed io non avevo più parole, nemmeno in italiano, in pratica se volevo che le asciugassero i capelli dovevo pagare $2, ovviamente l’ho autorizzata ad asciugare!
Ma in quale paese si va dalla parrucchiera e non ti asciugano i capelli, in pratica no messa in piega?! Semplice: in America!

Un pomeriggio mi sono messa in macchina con Gaia (avrebbe fatto ancora da cavia!), diretta verso il centro di Kirkland , abbiamo passeggiato alla ricerca di un parrucchiere, siamo entrate nel primo e non c’era nessuna cliente, mi sono avvicinata alla reception ed ho chiesto se potevano tagliare i capelli a Gaia ed il ragazzo mi ha detto
“I’m so sorry, but we are busy at this moment!”.
Forse mi prende in giro, anzi sicuramente mi prende in giro, non può pensare che la beva, come crede che io gli creda che non possono perché sono pieni adesso?!
Gaia mi guarda e mi dice “Come fanno ad essere occupati se non c’è nessuno?” per fortuna che parla italiano e non la capiscono!!! Saluto ed usciamo.

Altra camminata, altro negozio: “We work only with appointment”, capisco, non provo nemmeno a chiedere se casomai c’è posto, del resto non ho l’appuntamento!!!

Diciamo che oramai non passeggiavamo più, stavamo vagabondando senza una meta, senza una destinazione e completamente incredule di ciò che ci accadeva.
Quando avevo pensato a portarmi Gaia non mi aspettavo che avremmo avuto tutti ‘sti problemi e quindi non immaginavo quante domande Gaia avrebbe potuto farmi e quante spiegazioni avrei dovuto dare!
Anche per lei era tutto molto inverosimile, non riusciva a capire come fosse possibile che un posto completamente vuoto potesse non accettare nuove clienti!

Non sapevo né cosa rispondere né cosa fare!
Avrei avuto bisogno di un segno divino… esatto: un’indicazione, un piccolo aiuto che ne so di una freccia con l’indicazione…
ed ecco che Gaia indica un posto alquanto bizzarro, un saloon proprio sulla nostra strada, proprio adesso che demoralizzata ed abbattuta credevo di tornare a casa e mettermi nelle mani di Raffaele e della sua macchinetta per capelli con misura 4!

Con l’aggettivo bizzarro mi sono anche limitata, il posto si chiama Bombaii Cutters (cercate su internet per credere), ci sono animali della savana che ti guardano imbalsamati dal muro, ci sono canne di bambù ed enormi ventagli elettronici usati come ventilatori, insomma un posto alternativo!
Entriamo e miracolo c’è posto.
Sono molto cordiali, la ragazza che si occuperà di Gaia è molto gentile, comincia subito a parlare con me ed è veramente sicura di quello che fa, non le tremano le mani!
Mi ispira fiducia e decido che ha superato il primo step, posso passare al secondo, chiamo Raffa e gli dico che lo stiamo aspettando dal parrucchiere per il suo taglio di capelli!

Ovviamente avevo organizzato tutto, mi sono detta: se dopo due cavie va bene allora prenoto anche per me!

Beh, ho prenotato e due giorni dopo sono seduta sulla sedia di… Rosy, lo so, non ci credevo nemmeno io, com’è possibile che a 10.000 km riesco a trovare una parrucchiera con lo stesso nome della mia preferita?
Del resto avevo chiesto un segno divino!!!
Rosy è anche lei moooolto gentile, è messicana e parla anche spagnolo, ce la siamo chiacchierata tutto il tempo: dei figli, della vita, dell’essere donne, ovviamente dopo che le avevo spiegato come avrei voluto i capelli.
Però lei ha avuto un pizzico di intraprendenza e mi ha chiesto se volevo fidarmi di lei, se poteva tagliarli seguendo il suo disegno mentale… a me non sembrava vero… ero nel posto giusto, avevo trovato la mia Rosy americana!

Sono uscita da Bombaii Cutters felice, felice che avrei ritrovato la mia Rosy anche dopo due mesi perché sono dodici anni che lavora lì!

Morale: non scoraggiarti mai e soprattutto… usa le cavie!